Le nostre radici

La storia

Il Seicento

Madre Lucia Perotti, nobildonna cremonese, nata il 18 novembre 1568, «di indole generosa e splendida, dotata di ingegno penetrante e inventivo», avverte in sé grandi ideali.  Generosità, concreta capacità di amare, profonda sensibilità soprattutto nei confronti dei giovani, senso del Dono: questa la “forza” di un progetto educativo che perdura da oltre quattro secoli.

Nel 1610 Madre Lucia Perotti decide di seguire una eccezionale intuizione: crede che per le giovani di allora sia opportuna una cultura religiosa e intellettuale superiore a quella che accorda loro il pensiero pedagogico del tempo, e fonda il Collegio della Beata Vergine. Ritiene necessario porre attenzione alla cultura della donna.

IL VIDEO ISTITUZIONALE DEL COLLEGIO

La donna...

La donna: fulcro della famiglia, persona capace di trasformare la società.

La donna: anello di congiunzione tra famiglia e società.

Quale lungimiranza!

La finalità che Madre Lucia Perotti vuole per sé e per le sue figlie spirituali è di attendere alla propria perfezione e all’educazione di «fanciulle massimamente nobili, istruendole nello spirito, e nelle virtù cristiane, e negli ornamenti nobili del leggere, scrivere, cucire e buone creanze».

Il Collegio della Beata Vergine è un’assoluta novità per quei tempi e le Madri ne hanno consapevolezza, perché adottano la vita comune, non la clausura come gli ordini monastici.

È una novità anche perché Madre Lucia Perotti vuole che accanto alle educande, “le interne”, siano accolte nella scuola “le scolare”, cioè coloro che rientrano in famiglia ogni giorno e per le quali l’insegnamento è gratuito.

Viene mossa alla Madre l’accusa di essere troppo aperta, ma il Collegio sa far vivere, fin dall’inizio, in armonico equilibrio, vita interiore e apostolato educativo. Pensiamo alla portata straordinaria dell’opera di Madre Lucia Perotti, che si scontra con non poche difficoltà, non poche resistenze, non poche critiche. Ma Lucia sente forte l’ispirazione di Dio, che la incoraggia a mettere in atto il suo progetto, seppur dubbi, momenti di sconforto, malinconie, turbamenti interiori la affliggano. Allora, si rivolge alla Madonna, implorando da Lei luce di Verità. È il 21 novembre del 1609 e Lucia riceve una straordinaria conferma alla sua vocazione. «Mi parve che l’Oratorio si riempisse come di nebbia o fumo, e di mezzo a quello, circondata di luce viva a guisa del fuoco vidi starsi la Beata Vergine vestita di bianco, la quale mi disse: Va’ innanzi e non temere. Io ti assicuro che non solo non ti allontanerai da Dio, ma riceverai anzi lo Spirito del Signore».

Da allora Lucia diventa irremovibile e prosegue nel suo intento.

Il 6 maggio 1610 Lucia Perotti si ritira in una piccola casa presso la Chiesa di Sant’Omobono con le prime compagne, le tre sorelle Reina: Costanza, Teodora e Ottavia. Risponde così con sensibilità e coraggio all’ispirazione divina, ed è sostenuta dal padre Gesuita Giovanni Mellino, che segue l’Istituzione nel suo nascere e l’accompagna nei primi lustri di vita, contribuendo in modo notevole alla stesura delle prime Regole nel 1618.

Padre Giovanni Mellino che aveva fondato in Arona un Collegio di Vergini con lo scopo di educare cristianamente le ragazze e aveva suggerito alla Perotti qualcosa di analogo per Cremona. E così avvenne. Con fine intuito educativo e con sapienza evangelica, Lucia Perotti traccia i segni fondamentali di quella che resterà la “sua pedagogia”.

«La maestra sia madre amorevole… tratti con benignità… corregga sempre con soavità».

La storia

Il Settecento

Sempre molto stretto fu il rapporto tra il Collegio della Beata Vergine e il Collegio dei Gesuiti, anche durante fasi buie della storia dell’Ordine, come la sua soppressione nel 1773. Il Collegio della Beata Vergine era detto anche delle “Gesuite” o “Gesuitesse”, perché la sua spiritualità si rifaceva a Sant’Ignazio di Loyola e allo spirito della Compagnia di Gesù. Il Gesuita Padre Giovanni Mellino, come si è detto, aveva incoraggiato l’opera al suo sorgere e l’aveva accompagnata negli anni successivi; i padri Gesuiti erano i direttori spirituali e aiutavano le Madri anche nell’attività educativa. Nelle Memorie Istoriche del Padre Gerolamo Bonesi (1785) si legge: «Niente manco ella intendeva di fare in città e col femminil sesso, di quanto i gesuiti per obbligo di lor vocazione fanno con ogni gente per tutto il mondo».

La Compagnia di Gesù è il maestoso albero all’ombra del quale “la piccola castagna” non teme. L’appoggio e la guida dei Padri Gesuiti sostengono la vita e lo sviluppo del Collegio. Ciò che caratterizza la vita del Collegio è lo spirito di famiglia e ciò favorisce la crescita equilibrata delle alunne e un rapporto proficuo di reale collaborazione tra scuola e famiglia.

Il programma d’insegnamento del Settecento comprende le seguenti discipline: dottrina cristiana, lavoro, lettura e “altre cose che le circostanze e i tempi hanno voluto che successivamente si introducessero”. Verso il 1770 è lo stesso padre Bonesi che consiglia alle Madri un’apertura culturale: «saggiamente si farebbe se alle educande si insegnasse la lingua francese». Nel 1780 muore Maria Teresa d’Austria e le succede il figlio Giuseppe II, deciso a continuare lo spirito di riforma già iniziato da sua madre. Si serve del supremo diritto di revisione dello Stato sulla Chiesa e nelle riforme ecclesiastiche segue caso per caso.

Nel 1784 viene di persona a Cremona. Le Madri del Collegio sono in grande apprensione benché i decreti imperiali riguardino i monasteri di stretta clausura e l’opera delle Suore della Beata Vergine è invece aperta all’attività apostolica educativa e non ha clausura. Ai primi di marzo del 1784 l’imperatore Giuseppe II visita il Collegio. La Superiora Madre Teresa Crotti e le Madri vanno a incontrarlo, sollecite nel rispondere alle sue richieste. L’imperatore vuole assicurarsi che siano libere, non soggette a clausura; desidera poi visitare l’appartamento delle educande e le trova sullo scalone, preparate per ricevere Sua Maestà, con la loro divisa semplice ed elegante che piace moltissimo, e Giuseppe II loda «quella decenza che impedisce che non sia né ambiziosa né rusticana».

Si intrattiene con loro, meravigliandosi della loro disinvoltura e preparazione; si informa sulle materie che vengono insegnate e si compiace parlando in francese con alcune di loro.

La storia

L'ottocento

Con la costituzione del Regno d’Italia durante l’Impero Napoleonico e poi sotto il dominio austroungarico le difficoltà non mancavano.

Il contatto con le autorità scolastiche si fa più frequente e i nuovi governi controllano il funzionamento del Collegio. Nell’archivio storico dell’Istituto si trovano i documenti che permettono di conoscere il Progetto di istruzione letteraria per il Collegio della Beata Vergine di Cremona. Le materie sono le seguenti: Letteratura, Calligrafia, Aritmetica, Lingua Italiana, Lingua Francese, Stile Epistolare, Elementi di Storia, Elementi di Geografia, Nozioni di Sfera Armillare, Nozioni di Astronomia, Storia Sacra, Storia Profana, Storia Naturale, Geografia. Le materie sono suddivise in “elementari” e “ginnasiali”. La scuola segue le disposizioni delle autorità civili e scolastiche, ma è importante sottolineare soprattutto l’opera educativa che le Madri del Collegio svolgono con dedizione ammirevole, accanto all’insegnamento culturale.

Il metodo educativo è improntato sempre allo spirito di famiglia. Amabilità e giusta fermezza: un reale equilibrio tra le esigenze della disciplina e della formazione del carattere, e il bisogno di affetto e di comprensione dell’adolescente. Un metodo educativo pratico, attento a tutto quello che può essere pedagogicamente adeguato ed efficace per la crescita armonica della persona. I tempi si evolvono, la donna comincia a uscire dal raccoglimento della casa per entrare in ambienti esterni di lavoro e viene chiamata a sempre maggiori responsabilità.

Il Collegio della Beata Vergine si pone al passo con i tempi. Le idee sono aperte sugli orizzonti nuovi e questo si può dedurre dalla “ratio studiorum” di quegli anni. Il 15 settembre 1868 il prof. Giacinto Gallini, in un discorso rimasto celebre, la Prolusione accademica, rivolge alle alunne del Collegio un invito appassionato alla cultura, sottolineando l’importanza dell’emancipazione della donna. «Ché la donna ha grande potenza nella vita sociale e civile».

E ancora «L’istruzione è dolcissima compagna della vita, strumento validissimo di educazione, anzi pregiata educazione ella stessa. La donna saggiamente istruita, la donna educata alla cultura dei classici, alla bellezza della nostra lingua, allo studio delle arti gentili, s’avvezza ad ammirare il vero, il bello, il buono, e se ne innamora».

La storia

Il Novecento e il Duemila

All’inizio del secolo, grazie all’operosità e alla lungimiranza di Madre Giovanna Viganò, il Collegio gode di un periodo di intenso splendore. Ella decide, infatti, in linea con i principi pedagogici di apertura, amorevolezza e accoglienza fin dall’inizio perseguiti, di dar vita all’oratorio festivo per le ex-alunne.

Le attività culturali, ricreative e spirituali trovano in questo luogo una possibilità di apertura verso l’esterno e forniscono al Collegio l’occasione per introdurre nuovi mezzi didattici, estremamente innovativi, come gli spettacoli cinematografici. È del 1907, inoltre, l’introduzione del canto sacro ad ampliamento delle attività del Collegio: il Maestro Caudana, nuovo organista della Cattedrale, viene a dare lezione alle alunne. È lo stesso Maestro a scrivere l’Inno del Collegio della Beata Vergine.

Nel secondo decennio del secolo, il buio periodo attraversato dall’Italia che si appresta alla sua entrata in guerra non avrebbe mai potuto non influenzare anche il Collegio, che nel 1917 viene adibito a ospedale militare. Questo non scoraggia le Madri, che perseverano nella loro missione educativa e didattica senza trascurare lo spirito caritatevole del “dono” a servizio dei più bisognosi. Sembra quasi un miracolo che il collegio esca dalla Grande Guerra non con danni irreversibili, ma rinnovato nello spirito della sua missione educativa, che riceve nientemeno che il favore delle autorità e ottiene, nel 1933, il riconoscimento della Santa Sede, diventando Congregazione di Diritto Pontificio e, nel 1946, quello dello Stato come ente giuridico.

Il Novecento vede nel rettorato di Madre Anna Maria Zanchi una figura carismatica di forte legame con la tradizione e di apertura verso l’esterno. Per amore delle sue “care figlie”, Madre Zanchi apre nuove case in Italia, per fare in modo che esse siano «aiutate a servire il Signore in santa letizia, contente di essersi date a Lui e alla Madonna», nel più ampio rispetto della tradizione secolare del Collegio. È proprio questa conciliazione fra tradizione, innovazione pedagogica e didattica, «amorevolezza» e «benignità», secondo le parole di Madre Perotti, a fare in modo che il Collegio non sia soltanto una realtà scolastica, ma una realtà di vita, che permette di formarsi come scolare e come donne per le quali «venire al Collegio è venire tra amici, si sente un affetto fraterno. C’è il cuore di una madre che sa farsi carico dei nostri fardelli, perché è amica, maestra, confidente», come ricordano le ex-alunne di Madre Zanchi.

La sua è una missione umana, pedagogica e professionale attraverso la quale porta avanti lo sviluppo della scuola ottenendo la parifica della Scuola Media nel 1936 e del Ginnasio, nel 1938, come risposta alle esigenze delle famiglie e della società in evoluzione non senza enormi sforzi e sacrifici che si concludono con la parifica dei Licei, alla vigilia dell’occupazione tedesca.

Terminata la guerra, nella seconda metà del secolo, le Madri non soltanto proseguono la diffusione del messaggio educativo e umano di Madre Perotti con l’apertura delle comunità di Milano, Sestri Levante e Roma, ma danno il via alle missioni in Sri Lanka, dapprima a Gampola e BatepolaDunagaha, passando per la missione di Tawalantenne, in cui è presente la scuola, fino ad arrivare alle attuali nove comunità nello Sri-Lanka e sedici in Kenya.

La devozione alla Madonna e l’educazione costituiscono i vertici del carisma dell’Istituto. In Sri Lanka, come in Africa, come in Italia il progetto educativo ha un’anima etica, dei valori sicuri che propone e difende, delle scelte programmatiche finalizzate e coinvolgenti, favorendo esperienze di vita positive. Diversamente la cultura non promuove l’uomo. Un cammino che segue le orme dello spirito caritatevole di Madre Perotti ha guidato le Suore della Beata Vergine nel corso dei secoli. È proprio Madre Lucia Perotti a volere che le sue figlie si chiamino così, in onore alla Vergine Maria, madre di speranza e consolazione che le sostiene nella loro missione e le accompagna durante la giornata, come avviene ancora oggi nella scuola di Cremona, dove costantemente ricorre l’immagine della Vergine.

Di nuovo, quindi, ci troviamo di fronte a una situazione di armonia fra passato, tradizione e presente. Un passato che ispira e guida verso la scoperta di nuovi orizzonti, nuove frontiere e nuove sfide su cui operare, come quella di una formazione umana e professionale che da un lato deve necessariamente seguire il ritmo dei tempi e della società in evoluzione, ma dall’altro deve i suoi fondamenti educativi ad alcuni pilastri universali di costante attualità della pedagogia della sua fondatrice:

“amorevolezza”, “senso del dono”, “educazione cristiana”, “benignità e soavità nella correzione”, “spirito di famiglia”, il “vero”, il “bello” e il “buono” che hanno attraversato i secoli.

Una testimonianza emblematica di questa conciliazione fra tradizione e innovazione è rappresentata dalle scuole attuali. Il Liceo Linguistico è stato una intuizione lungimirante che nella realtà cremonese di cinquant’anni fa già precorreva i tempi e mai come oggi di estrema attualità, in un’Europa che fa del plurilinguismo uno dei suoi principi fondanti.

In una Unione Europea che, sulla base del suo trattato istitutivo, decide di optare per le lingue scelte dagli stessi governi nazionali, e non un’unica lingua franca o un numero ridotto di lingue scelte arbitrariamente ed incomprensibili alla maggioranza dei cittadini dell’Unione, viene quindi a crearsi l’esigenza di una metodologia per l’insegnamento delle lingue consolidata ma in continua evoluzione garantita nel Liceo da una esperienza pluriennale conciliata con un assorbimento delle più recenti evoluzioni in campo glottodidattico, come l’utilizzo della tecnologia, in linea con le competenze di cittadinanza promosse dall’Unione Europea. Negli anni Duemila questo slancio verso il plurilinguismo raggiunge nuove frontiere.

Assolutamente degni di menzione sono gli scambi linguistici e culturali con il liceo di Gars, in Germania, a cui gli alunni prendono parte già da anni, i numerosi soggiorni all’estero volti a far “toccare” con mano la realtà in cui la lingua viene parlata e i viaggi d’istruzione. Tutte queste esperienze ci permettono di capire che la scuola non si fa soltanto sui libri, ma ha una sua continuità con la vita reale, di mettersi alla prova in prima persona nell’affrontare le sfide personali e professionali del domani e, non ultimo, di promuovere lo spirito di gruppo e le relazioni interpersonali, che sono obiettivo primario dell’educazione.

Grazie alle nuove tecnologie, oggi è possibile accorciare le distanze e certe esperienze possono essere condotte con maggiore frequenza rispetto al passato. È il caso delle videoconferenze che vedono la partecipazione di esperti italiani e stranieri e consentono agli alunni di interagire direttamente con loro mediante la strumentazione informatica. Tutto questo avviene in una piccola realtà come quella di Cremona, nella quale gli alunni della nostra scuola sono educati a vivere affacciandosi su una Europa, ormai senza frontiere, nella quale le nuove generazioni si spostano con sempre più frequenza e si mettono in gioco per creare consapevolmente il loro futuro.

Bibliografia in ordine cronologico

Di seguito, le principali pubblicazioni riguardanti l’Ordine delle Suore della Beata Vergine e il Collegio della Beata Vergine.

Bonesi, Padre Gerolamo (1785). Memorie Istoriche del Collegio della Beata Vergine in Cremona. Cremona: Archivio del Collegio

Baccolo, Padre Ermenegildo (1883). Vita di Lucia Perotti fondatrice e prima Madre del Collegio della Beata Vergine in Cremona. Milano: Manini

Perotti, Madre Lucia. Manoscritti di Madre Lucia Perotti. Cremona: Archivio del Collegio Cassiani Ingoni, Giuliano (1937). Lucia Perotti. Padova: Gregoriana

Marcocchi, Massimo (1974). Le origini del Collegio della Beata Vergine. Cremona: Annali della Biblioteca statale e Libreria civica di Cremona

Longoni, Giovanna (1992). Madre Lucia Perotti e il Collegio della Beata Vergine di Cremona. Cremona: Collegio della Beata Vergine

Arsuffi, Giuliana (2009). Tutto nell’amore e per l’amore – Ritratti delle Madri Generali. Cremona: Collegio della Beata Vergine

Arsuffi, Giuliana (2010). Storie parallele – Cenni sulla spiritualità – Cremona: Collegio della Beata Vergine

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